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pourquoi il y a quelque chose plutôt que rien? (Leibniz)

filigrane e frammenti

Metta a verbale la mia confessione: sono uno studioso di scienze naturali, ma non sono un materialista. Cosa sono, non lo so ancora. Ad ogni modo ritengo che non solo lo spazio e il tempo, ma anche la stessa materia sia opera della cooperativa di produzione Senso & Ragione. Il mio mondo non è composto di oggetti tangibili, ma di processi complessi. Tutte le condizioni e tutti i decorsi vi sono compresi allo stesso tempo e quindi in nessuno. Ciò che ne vediamo sono frammenti. Fotogrammi di una pellicola che vengono fatti sfilare sul proiettore temporale sistemato dietro la nostra fronte. Ci mostrano la realtà come danza di cose concrete.
Faccia questo esperimento, Schilf. Prenda la macchina fotografica. Si installi di notte sul tetto di un grattacielo. Imposti un’esposizione di vai secondi e fotografi un incrocio stradale. Cosa vede? I fari delle auto e dei tram in forma di tratti rettilinei od ondulati. Un reticolo di linee. Maggiore è l’esposizione e tanto più fitta risulta la rete.
E adesso prenda questa tazza da tè. Si immagini di poterla fotografare dall’alto impostando un’esposizione di un milione di anni. Non otterrebbe una tazza, ma un intreccio impenetrabile. Una macchia chiara al centro e sfrangiata ai bordi, dove il caolino si forma nel terreno. Tutt’intorno le tracce delle persone che estraggono il caolino e lo trasformano in porcellana. Il farsi della tazza. Il suo trasporto. Il suo uso. Il suo decadimento. Il ritorno in circolo dei suoi componenti. Distinguerà anche – siamo molto in alto, la osserviamo da un’estrema prospettiva a volo d’uccello – le storie di nascita e morte di tutte le persone coinvolte nella fabbricazione e nell’utilizzo della tazza. E inoltre le filigrane di quegli esseri e oggetti che hanno avuto, hanno o avranno a che fare con la gente della tazza. Nonché con i suoi antenati e discendenti e così via. Vedrebbe – no, non guardi da un’altra parte, guardi la tazza! – vedrebbe che questa tazza è collegata a tutto al di là dei confini del tempo e dello spazio, perché tutto è parte di un unico e solo processo. E se adesso potesse impostare il tempo di esposizione su infinito e la distanza altrettanto, scorgerebbe la realtà così com’è. Una confluenza aspaziale e atemporale.

da “Un semplice caso crudele” di Juli Zeh (titolo originale “Schilf“)

novembre 23, 2009 Posted by | forme, sconfinamenti, scritte, teiere | Lascia un commento

in mostra

Jean_Tinguely_metaMatic

Corpo Automi Robot, Museo d’Arte di Lugano, 25 ottobre 2009 – 21 febbraio 2010

novembre 15, 2009 Posted by | forme, macchine, sconfinamenti | 1 commento

Her morning elegance

da “The opposite side of the sea” di Oren Lavie

novembre 4, 2009 Posted by | numeri, sconfinamenti | Lascia un commento