fem

pourquoi il y a quelque chose plutôt que rien? (Leibniz)

La morte

Nel caso si ammalino, non riescono più a muoversi e di conseguenza vengono a galla. Per questo si dice che la morte dei pesci è un’ascensione mentre quella degli uccelli è una caduta; quanto agli uomini, se uno di loro passa a miglior vita si dice semplicemente che è crepato.

 

NATSUME SŌSEKI “Io sono un gatto” (1905)

Il corpo di una persona è realmente tale quando questa è morta. Il corpo degli esseri umani da vivi è costantemente nascosto dal loro movimento, è distratto dalle espressioni, dalle varie posizioni, dall’attenzione che richiede la voce, il ragionamento così come l’abbigliamento ecc… E’ difficile se non impossibile osservare il corpo di qualcuno in vita, anche se si mantenesse nell’immobilità sarebbe viva, un dormiente è comunque portatore di messaggi extra-corporali. Il cosiddetto linguaggio del corpo assorda il corpo stesso, la sua solidità, la sua geometria di ente fisico. Si può osservare la forma di una vaso ma non quella di un corpo vivo. Anche se fotografata la forma umana è comunque viva, piena di attributi psicologici, intenzionali, estranei al corpo in se’. Anche le statue conservano la vita in loro.

 

Tranne quelle mortuarie. La statua mortuaria (oltre alle fotografie) è ciò che di più si avvicina al corpo.

 

Concludo che non potrò mai vedere obiettivamente il mio corpo.

 

Trovarsi di fronte al corpo di qualcuno è un’esperienza innaturale. Ed è forse per questo che il fatto principale che emerge da tale impatto è l’attenzione sulla presenza della morte, che è invece un concetto astratto. Abbiamo bisogno di aggrapparci a un concetto astratto e irreale anche se agghiacciante per evitare lo scontro reale con la presenza mai sperimentata di un corpo umano diventato improvvisamente oggetto inanimato, immobile, inerte come tutti gli altri oggetti quotidiani. E che, come tutte le cose, alla fine si butta via.

 

La nostra fine è quella di un rifiuto che appesta l’aria, un corpo estraneo da eliminare. L’idea di una trasformazione dall’animato all’inanimato è quella di una metamorfosi ingiusta che abbassa il re dei regni fino a quello infimo delle pietre, anzi della cenere.

 

Forse studiare il mondo dei materiali è un anticipare i tempi e occuparsi di ciò che saremo. La Fisica diventerebbe anche lei una scienza umana o del post-umano. Il Carbonio e la materia, inizio e fine dell’umano.

 

Che bello sarebbe finire in cielo volando con le ali, proiettati verso l’infinito oppure disintegrati in una pioggia scintillante di piastrine luccicanti. E invece finiamo come indegni sacchi di spazzatura afflosciati a terra. 

 

(Francesca E. Magni)

giugno 14, 2008 - Posted by | forme, scritte

21 commenti »

  1. Si l’on regarde attentivement un mort, il se passe un phénomène curieux: l’absence de vie dans ce corps équivaut à une absence totale du corps ou plutôt à son recul ininterrompu. Même si on s’en approche, croit-on, on ne le touchera jamais. Cela si on le contemple. Mais un geste fait en sa direction, qu’on se baisse près de lui, qu’on déplace un bras, un doigt, il est soudain très présent et presque amical.
    L’amour et la mort. Ces deux termes s’associent très vite quand l’un est écrit. Il m’a fallu aller à Chatila pour percevoir l’obscénité de l’amour et l’obscénité de la mort. Les corps, dans les deux cas, n’ont plus rien à cacher : postures, contorsions, gestes, signes, silences mêmes appartiennent à un monde et à l’autre.

    Se guardiamo attentamente un morto, accade un fenomeno curioso: l’assenza di vita in questo corpo equivale ad un’assenza totale del corpo o piuttosto ad un suo ritrarsi ininterrotto. Lo stesso se ci si avvicina, si è certi, non si lo toccherà mai. Questo se lo si contempla. Ma un gesto fatto nella sua direzione, che ci si abbassi vicino a lui, che gli si sposti un braccio, un dito, ed è all’improvviso presente e quasi amichevole.
    L’amore e la morte. Queste due parole si associano molto rapidamente quando una di loro è scritta. Mi è stato necessario andare a Chatila per percepire l’oscenità dell’amore e l’oscenità della morte. I corpi, in entrambi i casi, non hanno più niente da nascondere: posizioni, contorsioni, gesti, segni, silenzi stessi appartengono ad un mondo ed all’altro.

    Jean Genet, Quatre heures à Chatila

    Commento di forzaelettromotrice | giugno 14, 2008 | Rispondi

  2. Abstract. L’anima è la maschera del corpo. Tolta quella maschera, il corpo appare (FEM) e sparisce (Genet).

    Commento di Caminadella | giugno 14, 2008 | Rispondi

  3. quaggiù nessuno ha parlato di anima (non essendo una grandezza misurabile). Fatta questa pulce, onore all’abstrattore: estrema sintesi, estremo rimedio!

    i miei omaggi sinceri 😉

    Commento di forzaelettromotrice | giugno 14, 2008 | Rispondi

  4. Ehm… non disperate, prima o poi smette di piovere e il bel tempo torna.

    Commento di sgt.Pepper | giugno 14, 2008 | Rispondi

  5. Ricambio convinto gli omaggi e mi scuso per l’eccesso di sintesi. Diciamo che nell’abstract “anima” stava per un’umile e servizievole funzione binaria che dà 1 ai corpi vivi e 0 ai corpi morti.

    Commento di Caminadella | giugno 14, 2008 | Rispondi

  6. 100 if n=1 then goto 1000
    110 end
    1000 breath, walk, scream, play, sleep, dream again
    1010 goto 100

    fem, cara, è un lavoro compiuto e di portata non valutabile. È come il pensiero che ebbe Primo Levi subito prima di scrivere tutti i suoi romanzi. In genere, a chi capita di pensare una cosa così, succede di scriverlo.
    Il tuo si chiamerà «Subitamente» e ha un protagonista che fa l’assistente di laboratorio a Scienza dei materiali. Nel tuo romanzo c’è un giallo, legato alle proprietà di iperconduttore di un materiale studiato come inerte edilizio, e chiaramente un morto (forse molti).
    Conterrà molti sms, e si svolgerà a Pavia.

    Commento di efialte | giugno 14, 2008 | Rispondi

  7. bellissimo il programma del ciclo Vita-Morte!!!! Il problema è la variabile n: quand’è che da 1 passa a 0??? Se si potesse trovare quella maledetta funzione, la partita a scacchi sarebbe vinta.

    Efi ti ringrazio per tutto, ma Primo Levi era Primo Levi e io sono l’ultima, come dire… qualche racconto qua e là e come hai ben scritto tu di cose riscritte perché scrivere è impossibile (cito a memoria…dove l’hai detto, su fembis??)

    buona notte a tutti

    fem

    Commento di forzaelettromotrice | giugno 14, 2008 | Rispondi

  8. dunque il povero Dijkstra è vissuto invano?

    while n=1 do breath, walk, scream, play, sleep, dream again
    end

    scherzo naturalmente,
    bella riflessione.
    ciao

    Commento di elio | giugno 15, 2008 | Rispondi

  9. cara Fem, io sono dimenticoso,
    ma tuttavia ricordo per immagini, sì.
    Mi vengono in mente alcune cose sulla morte per immagini.
    1.Credo che sia in Sain Denis a Paris,
    la statua sepolcrale giacente di un re di Francia, nudo, che reca sul petto i segni e le cuciture dopo la ferita mortale.
    2.Ricordo il dipinto del Cristo morto di Holbein, situato in Basilea che ha qualcosa di meravigliso ed orripilante insieme. La miseria della morte di un poveraccio crocifisso che solo uno straordinario pittore riformato poteva rappresentare.
    3.Ieri sfogliavo un vecchio volumetto del’65 sulla Rivoluzione messicana, ho ritrovato la foto terribile di Pancho Villa, morto crivellato di proiettili, su di una specie di tavolo. Molto, molto peggio della foto del Che in quel lavatoio.

    Mario
    ahimè

    Commento di mariobianco | giugno 15, 2008 | Rispondi

  10. ciao Elio! Vabbè sarà meglio while, però non risolve il problema della funzione n-1 😉

    grazie Mario, adesso però metto un post un po’ più “etereo”

    fem

    Commento di forzaelettromotrice | giugno 17, 2008 | Rispondi

  11. difficile per un coniglio parlare di morte. ci sono poche statue funerarie di conigli in giro, se si esclude l’ikea o oltri magazzini che splendono di design fabulesco.
    si dovrebbe provvedere.
    però com’è che l’amore, si può, come un pezzo di lego, scrivere e pensare come a-mors? non cerchiamo tutti di immobilizzare l’amore? impossibile, ovvio. come immobilizzare la vita. al solito, si rappresenta.
    io mi rappresento la morte e non mi fa paura. davvero.
    e poi l’ho vista così tante volte, è pacifica. e ti permette di avvicinarti alla liquidità dell’uomo.

    mario, e la foto di mussolini appeso a testa in giù. cos’é?

    Commento di harvey | giugno 17, 2008 | Rispondi

  12. quand’ero piccola, mi portarono a Brera: e io ancora adesso mi porto negli occhi il Cristo morto del Mantegna

    Commento di forzaelettromotrice | giugno 17, 2008 | Rispondi

  13. In rete ho trovato il commento di Dostoevskij al “Cristo morto” di Holbein: “Quel quadro, ma tu sai che osservandolo a lungo si rischia di perdere la fede?”

    su questo blog è riportato il brano de “L’idiota” http://duellimortali.splinder.com/archive/2004-08

    Commento di forzaelettromotrice | giugno 17, 2008 | Rispondi

  14. pochi quadri hanno quella forza tranquilla.
    lo scorso anno è arrivato anche qui, quel quadro. ammutolisce.

    Commento di harvey | giugno 17, 2008 | Rispondi

  15. La variabile n:

    Do While n > 0
    breath, walk, scream, play, sleep, dream again
    n = Rnd(1)
    Loop
    End

    Commento di sgt.Pepper | giugno 17, 2008 | Rispondi

  16. me la merito 🙂

    il random mi ricorda il film di Woody Allen visto ieri sera

    Commento di forzaelettromotrice | giugno 17, 2008 | Rispondi

  17. Quanta grazia nella morte qui raffigurata….
    ciao Fem
    un caro abbraccio
    C.

    Commento di Carla | giugno 17, 2008 | Rispondi

  18. grazie Carla per essere passata! (Leggo spesso il tuo blog)

    fem

    Commento di forzaelettromotrice | giugno 17, 2008 | Rispondi

  19. AP (= A Sproposito): the “soul conjecture” (congettura dell’anima) in Matematica riguarda la caratterizzazione di varietà in cui la curvatura può essere pari a zero.
    Questa congettura è stata dimostrata nel 1994 da Grigori Perelman (classe 1966).
    “Perelman dimostrò che se la curvatura era pari a 0 in alcune regioni e positiva in altre, ne risultava che c’era una regione dello spazio, chiamata anima, che conteneva in un certo senso tutta la topologia della varietà”
    (pag. 260 di “La congettura di Poincaré” di Donald O’Shea)

    function soul (curv_varietà)

    if (curv_varietà = 0)

    rendi l’anima
    return (“Titoli di coda”)

    I  corrispondono alle parentesi graffe

    In questo JavaScript maccaronico dovrebbe girare facilmente anche su web

    Commento di forzaelettromotrice | giugno 18, 2008 | Rispondi

  20. La morte qua raffigurata é solo un titolo dato per caso.
    E vero che i lineamenti del viso si distendono e il soggetto pare dormire sereno se non fosse che il color della pelle tira sul giallo e l’odore di morte dopo qualche ora incomincia ad essere insupportabile. E anche vero che se si prende lo stampo di un viso per farne una scultura, moltissime volte, il soggetto si rifiuta poi di vedersi. Cosí clonato, non si piace più. Molti preferirebbero non riconoscersi per niente in una scultura astratta o farsi cambiare i connotati…Ció che lo scultore farà con piacere:-)

    Commento di jaio | giugno 18, 2008 | Rispondi

  21. la scultura del Canova infatti si intitola “Ninfa dormiente” e non morente, non riesco a capire se la tua prima frase si riferisce all’immagine o al testo (non credo di aver dato quel titolo a caso, anche se il caso ha voluto che alla fine decidessi proprio per quello. Avevo pensato anche al titolo “in corpore” però il riferimento alla morte era troppo poco evidente).
    Ho messo un’immagine del sonno consapevolmente (sempre con il beneficio del calcolo delle probabilità).

    Quello che dici sugli stampi è proprio vero: al re nudo non piace vedersi nudo. Quando mi vedo in fotografia non mi riconosco. Una volta, avevo 8 anni circa, mio padre disegnò una mia caricatura così somigliante che mi misi a piangere disperata 😉

    Ciao Jaio, onore ai furlàn (da parte di nonno materno anch’io ho un po’ di buon Tocai nelle vene)

    Commento di forzaelettromotrice | giugno 18, 2008 | Rispondi


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